FOBIE SPECIFICHE
le fobie più diffuse tra le persone:
la fobia per animali (ragni, insetti, cani), per il sangue, per gli aghi, per gli ascensori e per gli aerei, per gli spazi aperti o chiusi.
Fobie specifiche: cosa sono
Le fobie specifiche, sono state tra i primi fenomeni psicopatologici ad essere osservati e descritti. Già nel 1700 Benjamin Rush (1798) definì le fobie come “paure di demoni immaginari, o paure indebite di cose reali” arrivando a classificare diverse specie di fobie tra cui fobia dei gatti, fobia dei topi, fobia degli insetti, fobia degli odori, e cosi via.
La fobia specifica, dunque, è una paura, intensa, persistente e duratura, provata per una specifico stimolo trigger (oggetto, animale, luogo, situazione, etc). Si tratta di una manifestazione emotiva sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia. Si instaura un processo che fa provare alla persona stati di ansia e terrore spropositati nei confronti dello stimolo fobico (il particolare elemento che causa la paura), tanto da farle mettere in atto comportamenti di evitamento delle situazioni nelle quali è probabile trovarsi faccia a faccia con lo stimolo. Lo stimolo fobico varia molto da persona a persona: molte fobie specifiche sono consolidate e comuni (altitudine, animali pericolosi, siringhe) mentre in certi soggetti può instaurarsi una fobia specifica per stimoli molto insoliti come alimenti particolari, tonalità di colore o suoni specifici, il che spesso crea in queste persone una sensazione di vergogna rispetto al loro timore.
Le fobie specifiche sono dunque paure sproporzionate rispetto a qualcosa che non rappresenta un reale pericolo, ma la persona percepisce questo stato di ansia come non controllabile, anche mettendo in atto strategie comportamentali o rimuginii utili per fronteggiare la situazione. I sintomi fisiologici provati da chi soffre di fobie specifiche sono: tachicardia, vertigini, disturbi gastrici e urinari, nausea, diarrea, senso di soffocamento, rossore, sudorazione eccessiva, tremito e spossatezza. Ovviamente, tali manifestazioni patologiche si attuano solo alla vista della cosa temuta o al pensiero di poterla vedere.
Questi sintomi relativi a un’iperattivazione fisiologica si alleviano se la persona ritiene di aver evitato lo stimolo, di essersene allontanata o di essere in un ambiente che giudica sicuro. In altre persone può viceversa attivarsi a livello fisiologico una risposta opposta, con un forte abbassamento della pressione sanguigna e decelerazione del battito cardiaco, fino a provocare mancamenti o svenimenti. Tali reazioni sono tipiche di fobie legate alla paura delle iniezioni, alla vista del sangue o ferite.
Generalmente la persona che soffre di fobia specifica riconosce che la propria paura è eccessiva percependo tale reazione eccessiva come egodistonica.
A livello comportamentale chi soffre di una determinata fobia specifica tende a evitare le situazioni associate alla paura, ma alla lunga questo meccanismo diventa una vera e propria trappola, similmente a quanto accade per i disturbi d’ansia in generale. Infatti, l’evitamento non fa altro che andare a confermare la pericolosità della situazione evitata e prepara all’evitamento successivo. Si crea, così un circolo vizioso, che da una parte porta a essere sfiduciati nelle proprie capacità e dall’altra compromette le relazioni sociali, perché pur di evitare la cosa temuta si è pronti a rinunciare a una serata tra amici. Ad esempio chi ha la fobia degli aghi e delle siringhe può rinunciare ai controlli medici; chi ha paura dei piccioni non attraversa le piazze, chi teme i cani, eviterà tutte le situazioni in cui saranno presenti, e così via.
Esordio e cause delle fobie specifiche
La fobia specifica può svilupparsi in vari modi: generalmente in seguito ad un evento connotato negativamente (per esempio essere attaccati da un animale) avviene un’associazione per la quale si collega lo stimolo che ha generato il disagio (l’animale che ci ha attaccati) con la sensazione di malessere che si è sperimentata, trasformandolo in uno stimolo fobico. Anche l’osservazione passiva può generare una fobia specifiche: se un elemento ha fatto del male ad altri potrebbe farlo anche alla persona che osserva, pertanto si crea lo stesso meccanismo di associazione e genera una fobia. L’associazione è ancora più forte se durante un’esperienza si ha un attacco di panico. In questo caso la persona collega quello che stava facendo o osservando alla sensazione di malessere e forte ansia dell’attacco. In questi casi si possono generare le fobie specifiche più stravaganti: una persona per esempio potrebbe iniziare a temere il colore blu perché al momento dell’attacco si trovava di fronte ad una parete di quel colore, associando un elemento non rilevante alla sensazione di panico. Di qui la grande varietà di fobie, spesso imbarazzanti per il soggetto che ne soffre, giustificate però da questo meccanismo. Infine le fobie specifiche possono generarsi dalla trasmissione di informazioni su qualche argomento da parte di altri. La persona si preoccupa, rimugina sulla pericolosità di quello che ha appreso e se viene presa dall’ansia può sviluppare una fobia specifica.
In tutti questi casi comunque il meccanismo della fobia consiste nell’associare un preciso stimolo a una emozione negativa di ansia: la persona che apprende che la sua ansia è causata da quel preciso stimolo fobico, lo vorrà evitare a ogni costo, limitandosi nel funzionamento sociale e vivendo in uno stato di maggior tensione e paura.
Dunque le fobie specifiche non celano nessun significato simbolico inconscio e la paura è semplicemente legata a esperienze di apprendimento errato involontario nei confronti di qualcosa. In questo caso, la persona associa automaticamente la pericolosità a un oggetto o situazione oggettivamente non pericolosa.
Questa associazione avviene per condizionamento classico, ovvero la relazione tra pensiero e oggetto si crea grazie alla prima esposizione spaventante che si è verificata ed è mantenuta nel tempo a causa dell’evitamento messo in atto per non provare quella terribile emozione di forte ansia che ne consegue.
In generale le persone ansiose hanno una maggiore tendenza a sviluppare fobie, cosi come le persone che hanno subito abusi (fisici, sessuali) durante l’infanzia tendono a essere più soggetti a disturbi d’ansia in generale, tra cui fobie specifiche, specie se l’oggetto della fobia viene associato al contesto dell’abuso. Inoltre è dimostrato dagli studi in letteratura che chi ha famigliari che soffrono di fobie abbia maggiore probabilità di soffrirne.
Come affrontare la paura: il trattamento delle fobie specifiche
La psicoterapia cognitivo-comportamentale rappresenta il trattamento più efficace per il trattamento delle fobie specifiche. La tecnica maggiormente utilizzata in tale ambito è l’esposizione graduale agli stimoli temuti: il soggetto viene avvicinato in modo progressivo allo e, fino ad arrivare ad avere contatto diretto con lo stimolo, che diviene neutro ai suoi occhi grazie a un processo parallelo di ristrutturazione delle idee irrazionali relative allo stimolo (ad esempio, “se un ragno si poserà su una mia gamba sicuramente mi pungerà e morirò”). Se per esempio una persona ha una fobia specifica per l’ascensore, il terapeuta concorda con lei una serie di stimoli a intensità crescente. Si passa dal guardare una foto di un ascensore, al vedere un video di persone che lo utilizzano, per poi andare con il terapeuta vicino a un ascensore aperto, entrare insieme a lui nell’ascensore tenendo la porta aperta, infine fare qualche piano insieme a lui e usarlo da soli. Tutti questi passi sono rigorosamente graduali e non si passa a quello successivo se il paziente non giudica di essere a suo completo agio in quello attuale.
Per la terapia psicologica vengono raccomandate unicamente la Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT) e il training di rilassamento in quanto queste terapie hanno evidenziato prove di efficacia. Gli interventi di self-help e i gruppi psicoeducativi sono condotti ugualmente secondo un orientamento di terapia cognitiva. (National Institute for Health and Clinical Excelence, NICE, 2011).
Nelle fobie specifiche la letteratura ha ampiamente dimostrato come il trattamento psicoterapico cognitivo-comportamentale dia ottimi risultati. Il trattamento farmacologico rappresenta una soluzione a breve termine per controllare eventuali crisi ed episodi di ansia acuta. [...]
Bibliografia:
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Margaria, E., Gollo, E. (2001). AISD Associazione Italiana per lo Studio del Dolore: XXIII Congresso Nazionale, Volume 23, Milano: Springer
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Cole, G. G., & Wilkins, A. J. (2013). Fear of holes. Psychological Science. doi:10.1177/0956797613484937
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Le, A. T. D., Cole, G. G., & Wilkins, A. J. (2015). Assessment of trypophobia and an analysis of its visual precipitation. The Quarterly Journal of Experimental Psychology, 1–19. doi:10. 1080/17470218.2015.1013970
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studicognitivi.it/disturbo/fobia/
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Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/tag/fobia/
interamente da: http://www.stateofmind.it/tag/fobia/