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  • dr. Pavani

la motivazione al cambiamento



Quanti psicologi ci vogliono per cambiare una lampadina? Uno. Basta che la lampadina sia motivata a cambiare!





Questa vecchia battuta pone in risalto uno dei concetti chiave nei percorsi psicologici:

la motivazione al cambiamento.




All'interno di una psicoterapia non si ha a che fare con cambiamenti superficiali, o almeno, non ci capita di dover chiedere aiuto specialistico per scelte o questioni che sono alla nostra portata. Il cambiamento affrontato in psicoterapia riguarda “a 360 gradi” la persona, le sue modalità di funzionamento complessivo che compromettono dimensioni e aree chiave della sua vita. Proprio perché sono aree significative non si ricercano cambiamenti superficiali o transitori. Per lo stesso presupposto non può essere fatto senza un reale ingaggio della persona stessa nell'attuarlo.


Un altro punto è che la motivazione non è un concetto statico, non abbiamo a che fare con qualcosa scolpito nella pietra. Al contrario si tratta di saper cogliere la fluidità del cambiamento nel tempo della motivazione: alcune volte trasformando l’obiettivo, alcune volte variandone solo l’intensità della richiesta verso un invariato obiettivo. Quello che in un certo momento della nostra vita può rappresentare un obiettivo personale da raggiungere con tenacia (laurea, promozione, trasferimento, matrimonio, acquisti impegnativi…) può variare nel tempo e farci perdere la spinta e la determinazione nel volerle raggiungere.

Ciò che viene fatto in psicoterapia non riguarda la mera osservazione di queste variazioni ma il saperle affrontare e comprenderle in modo decisamente più approfondito, spostando il focus dalla “cosa” alla “persona”, dal cosa scegli al cosa desideri.


Se appare chiaro che non ci possono motivare a cambiare, può essere altrettanto chiaro che noi non possiamo costringere gli altri a cambiare. Cosa possiamo allora? Possiamo favorire delle condizioni ottimali perché questo cambiamento altrui si attui, possiamo far si che il nostro cambiamento faccia rispecchiare l’altro in un modo diverso dal consueto e lo porti a riflettersi “in modo diverso”. Non è manipolazione ;) perché non pretenderemo che cambi, proprio perché sarà sempre libero di scegliere se spostarsi verso noi o arroccarsi sulle sue posizioni. Qui sta la grossa difficoltà: accettare che nonostante i nostri sforzi l’altro non cambi. Per il principio di realtà, “le cose sono come sono e non come vorremmo fossero”.



Con il termine realtà "si intende, in senso lato, ciò che esiste effettivamente o che può esistere, di solito in contrasto a ciò che è illusorio, immaginario o fittizio. A volte viene anche contrapposta al sogno. In senso proprio, si intende il modo di essere delle cose in quanto esistono fuori dalla mente umana o indipendentemente da essa” (definizione tratta da wikipedia).



Facciamo un paio di esempi esplicativi: se desidero che il mio capo mi consideri di più a lavoro e mi dia un aumento di responsabilità, non è del mio “capo reale” che sto parlando perché il mio capo reale attualmente non mi sta considerando; se voglio che mio figlio si occupi di mettere in ordine la sua camera, non è del “figlio reale” che sto parlando ma del figlio che desidero, il quale, in questo caso, possiederebbe un desiderio che invece appartiene a me.


Se ritornassimo al cambiamento, capo o figlio attualmente non appaiono spontaneamente motivati a cambiare qualcosa che è per loro funzionale. Siamo noi che possiamo cambiare, ma non l’idea di desiderare aumenti di responsabilità o camere in ordine, bensì modi per raggiungere quei desideri.

Dipende solo da noi.




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